“Io vivo con la mia mamma e l’altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l’altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti” (Penny Polar Bear)
La settimana è iniziata con questo marasma di polemiche intorno alla questione dell’omogenitorialità, scatenata da una puntata di Peppa Pig, e complementariamente a ciò io stavo terminando una lettura nella quale le protagoniste sono tutte donne.
Una storia di donne, tante storie di donne che sembrano tutte indipendenti le une dalle altre (e il romanzo funzionerebbe già così), ma che in realtà si intrecciano in modo delicato e preciso.
“Il rosmarino non capisce l’inverno” di Matteo Bussola prende a prestito la metafora del rosmarino per evidenziare le caratteristiche di tenacia, resistenza, resilienza, forza anche nelle fragilità, proprie delle donne. Il rosmarino infatti, resiste alle intemperie dell’inverno, nonostante essere coperto da una coltre di neve e ghiaccio e a primavera, col disgelo, torna ad essere rigoglioso e a spandere il suo profumo caratteristico e inconfondibile.
Ci si può riconoscere in queste storie, o si possono intravedere tratti delle persone che ci circondano, o delle nostre pazienti. Ciascuna vita è singolare e speciale, ciascuna di queste donne vive attimi, o anni, di sofferenza, ma dopo l’inverno può arrivare la primavera. Mirabile come sia un uomo a raccontare di donne e lo faccia alternando la leggerezza della sua scrittura alla profondità delle emozioni che tocca e che riesce a suscitare nel lettore.
Alcuni dei temi trattati sono anche quelli che arrivano nella stanza di terapia: lutti, malattie, amori finiti, tentativi di suicidio, difficoltà sul lavoro, separazioni… chissà forse qualcuna di loro ogni giovedì alle 18 vede la sua terapeuta e anche questo ha fatto sì che si “superasse l’inverno”.
Mi piace pensare che sia così… che Margherita si accomodi su una poltrona Ikea e lasci andare le sue fatiche personali, che Maddalena durante la chemioterapia possa avere avuto un supporto psicologico, che Aika sia accompagnata nel suo essere sorella maggiore dopo aver perso il suo papà, che Perla, seduta dopo seduta, possa far convivere rigidità e animo gentile… e così per tutte le donne del romanzo, così come capita per le donne che decidono di prendere in mano la loro storia e imparare a rinarrarla nello spazio della relazione terapeutica.
E chissà se tra le storie di Bussola ci sarebbe stato posto anche per Penny, un’orsetta polare, diventata manager o insegnante d’asilo, cresciuta mangiando spaghetti con le sue due mamme e respirando amore e complicità?