Scenario post apocalittico, il mondo ricoperto di ghiaccio a seguito del riscaldamento globale, popolazione decimata, un treno con a bordo tutti i sopravvissuti che gira incessantemente autoalimentandosi perpetuamente. Questo quello che c’è fuori… e dentro il treno? La follia dell’ideatore del treno, Wilford, ha voluto che si ricreasse nei vagoni dello “Snowpiercer” la suddivisione netta in classi sociali. I vagoni di coda vedono stipati come animali le classi sociali più deboli e povere, costrette ad arrivare a commettere atti di cannibalismo per provare a sopravvivere e ciclicamente tentare la rivolta e la rivoluzione per ottenere condizioni di vita migliori. Procedendo nei vagoni verso la testa, invece, si trova la rappresentazione simbolica di classi medie e alte, con tutti gli agi che ne conseguono: cibo pregiato, centri benessere, discoteche, orti botanici, acquari.. per arrivare alla locomotiva che è il regno privato di Wilford che vive sì negli agi e nel lusso, ma nella solitudine che si è costruito. Senza spoilerare la trama, tipica di un film d’azione, quello che accompagna lungo il film è la lotta di classe, la necessaria ridistribuzione delle ricchezze, la sproporzione tra i tantissimi poveri e i pochissimi ricchi, l’obbedienza cieca all’autorità quando impartisce ordini irrazionali e irragionevoli, comportamenti anticonservativi con finalità manipolative, meccanismi subdoli di controllo delle masse facendo leva sugli aspetti emotivi, necessità di un successore di valore per il capo.
Ma perché parlarne in un sito di psicologia?
Innanzitutto perché a mio parere è un bel film, ma questo è un parere soggettivo e personale, secondariamente perché mi ha fatto pensare agli esperimenti della psicologia sociale. Quello di Wilford è a tutti gli effetti un esperimento sociale, ambientato nella realtà del 2031 (nemmeno così lontana dal nostro 2022) così come lo sono stati gli esperimenti di Milgram o di Zimbardo nella metà del secolo scorso. La drammaticità degli esiti di tali esperimenti risuona con la violenza perpetrata sullo Snowpiercer.
“In principio l’ordine è stato stabilito dal vostro biglietto: prima classe, economy e poi parassiti come voi. È stata la sacra locomotiva a stabilire l’ordine” (Mason)
Philip Zimbardo, con il suo esperimento nella prigione di Stanford, andò a dimostrare come l’assunzione totalmente arbitraria di un ruolo e l’appartenenza ad un gruppo sociale (prigionieri vs. guardie) andasse a determinare comportamenti caratteristici di tali categorie, in assenza di disturbi di personalità o storia familiare delinquenziale. Con il passare dei giorni gli atti di molestie e i soprusi da parte delle guardie aumentavano, così come lo stress e la depressione da parte dei carcerati. L’esperimento doveva durare 2 settimane, ma durò solo 6 giorni poiché una dottoranda, chiamata a intervistare i soggetti sperimentali, rimase inorridita e sconvolta dalle dinamiche sociali e relazionali che in pochi giorni si erano realizzate. Lo stesso Zimbardo riuscì così a vedere quanto il suo esperimento si stesse dimostrando terribile … era entrato anche lui nel ruolo del direttore della prigione e aveva perso di vista il suo essere psicologo sociale. Il potere dell’esperimento è stato dimostrare come persone buone, immerse in un determinato contesto, con certe caratteristiche specifiche che esaltano la categorizzazione e l’appartenenza a ruoli, possano elicitare comportamenti che possono arrivare a livelli di malvagità assoluta.
Chi controlla la locomotiva, controlla il mondo. Senza quella non siamo niente. (Curtis)
Un altro esperimento che mi è venuto in mente guardando il film è stato l’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità, anch’esso terribile nei risultati cui è giunto. L’idea era andare a indagare fino a che punto persone normali, anche qui senza disturbi di personalità o livelli alti di antisocialità/ mancanza di empatia, potessero spingersi nell’infliggere punizioni a un innocente, rispondendo a un ordine ricevuto. Senza entrare nei dettagli del disegno sperimentale, quasi tutti i soggetti obbedivano all’ordine di fornire una scarica elettrica a un innocente, anche quando il voltaggio era elevato e le manifestazioni di dolore evidenti (grida, pianto etc). Ovviamente non erano scariche vere e l’innocente era un attore, ma i soggetti sperimentali non sapevano che le scariche che fornivano non fossero reali, l’autorità dava loro l’ordine di proseguire e loro proseguivano. Esperimenti successivi dimostrarono altresì che il sesso non influiva su tali comportamenti. Tutto ciò venne spiegato come atto di estrema deferenza nei confronti di un ordine dato da una figura nella posizione di “capo”.
Questi sono solo due esperimenti e non si tratta di fantascienza, ma di realtà documentata da studi e dati empirici.
“Dobbiamo mantenere l’equilibrio tra ansia e paura, caos e orrore così che la vita possa continuare. Se non abbiamo il controllo, dobbiamo crearlo” (Mason)
Un film che consiglio a chi ama il genere fantascienza e azione e forse dopo questo articolo lo guarderà con un attenzione diversa e con le lenti dello psicologo sociale.
Un film che non consiglio a chi non ama le scene violente e i finali aperti.
A me piace pensare che la fine sia un lieto fine e l’inizio di una nuova era con il mondo pronto a ripopolarsi e ad accogliere le nuove generazioni e le nuove vite in grado di vedere con gli occhi della meraviglia tutto ciò che ci circonda.