Gradualmente ri-inizia l’attività in studio, nel più totale rispetto delle normative vigenti.
Mascherina e distanziamento sociale allontanano il virus ma non le emozioni dello stare insieme nella stanza della terapia. Con la terapia online si abitava la propria casa e si ritagliava un setting terapeutico che era perlopiù virtuale. Ora per chi lo desidera c’è la possibilità di riappropriarsi dello spazio e del tempo della terapia nella sua parte più pratica. Sedersi sulla poltona, guardare negli occhi il terapeuta, depositare tra quelle quattro mura i pensieri e i turbamenti per uscirne un po’ più leggeri. Tornare a casa dopo aver provato a dare una lettura diversa a eventi e situazioni o aver dato voce a quella parte di sé che non sempre si riesce ad esprimere. Sperimentare per la prima volta o ri-sperimentare una relazione diversa e peculiare, che è quella terapeutica, anche nelle sue componenti più fisiche del non verbale, che online vengono inevitabilmente annacquate e indebolite.
Ovviamente per chi lo desidera rimane l’opzione online (Skype, videochiamata di Whatsapp, altre piattaforme o semplice telefonata) perché come insegna Maslow con la sua piramide dei bisogni, sono prioritari i bisogni di sicurezza, per potersi dedicare all’assolvimento dei bisogni relativi al Sè e alla crescita personale.