Intorno alla figura dello psicologo aleggia sempre una certa dose di mistero, mista a curiosità e forse anche un po’ di timore. Luoghi comuni, film, vignette varie non aiutano a fornire un’immagine rassicurante e fedele di chi lo psicologo sia e di cosa faccia tra le quattro mura del suo studio.
Quindi ecco otto domande che avreste sempre voluto fare a uno psicologo, ma che non avete mai osato chiedere.
Gli psicologi leggono nella mente?
Assolutamente no! Non esistono esami di “lettura della mente” nella facoltà di psicologia, semplicemente lo psicologo ha allenato le sue capacità di ascolto e di ricerca di connessioni nelle storie che gli vengono portate. Leggere nella mente non sarebbe nemmeno così utile, perché si perderebbe la curiosità verso ciò che il paziente porta e riferisce, che poi essenzialmente è il materiale sul quale si lavora.
Se dico una bugia allo psicologo, lo scopre?
Come detto in precedenza lo psicologo non legge nella mente, né tantomeno dispone della palla di cristallo o del filtro della verità; pertanto non ha mezzi per scoprire le bugie, ma talvolta potrebbe notare incongruenze nel racconto che potrebbero farlo mettere in posizione d’allerta. Inoltre, si costruisce tra paziente e terapeuta un rapporto basato sull’onesta, quindi, a quale scopo dover mentire?
Perché gli psicologi si fanno pagare per ascoltare?
Innanzitutto lo psicologo non ascolta soltanto, ma fa domande, offre stimoli, propone attività, suggerisce interpretazioni e nuove letture degli eventi, può fornire suggerimenti, utilizza tecniche. Pertanto non si riduce tutto all’ascoltare, che resta in ogni caso una competenza basilare e fondamentale per un buon psicologo. Non è l’ascoltare di un amico, del parrucchiere, o di altri professionisti; è qualitativamente diverso in quanto aperto e non giudicante, empatico e calato nel qui ed ora, ma con in mente la storia del paziente alla ricerca di connessioni, ridondanze e risonanze. Lo psicologo mette a disposizione il suo tempo, tutto ciò che ha appreso, le sue competenze, le sue capacità, ed è giusto che riceva un compenso per ciò che fa. Qualcuno si sognerebbe mai di andare al supermercato, riempire il carrello e non pagare? Oppure di andare da qualsiasi altro professionista della salute e del benessere, a partire dall’estetista, fino ai medici specialistici, passando per i vari insegnanti di yoga, pilates etc, e non pagare?
Lo psicologo prescrive farmaci?
No, no, no e poi no! Tutti gli psicologi, almeno una volta nella loro vita hanno dovuto spiegare la differenza tra psicologo, psichiatra e psicoterapeuta. Solo lo psichiatra, in quanto laureato in medicina e con una specializzazione in psichiatria, può prescrivere i farmaci. Lo psicologo non può farlo poiché per diventare tale non ha frequentato medicina, ma bensì psicologia. Può capitare che psichiatra e psicologo collaborino insieme in taluni contesti, o che alcuni pazienti siano seguiti allo stesso tempo dallo psichiatra, per le questioni farmacologiche, e dallo psicologo, per i colloqui. Lo psicoterapeuta è una terza figura ancora: può essere uno psicologo, oppure un medico, che ha conseguito una specializzazione quadriennale, dopo essersi iscritto all’albo di appartenenza. Tale specializzazione gli consente di co-costruire con i pazienti un percorso di terapia per il raggiungimento di un livello di benessere maggiore.
E’ vero che gli psicologi sono tutti un po’ matti?
Matti direi proprio di no. Molti, ed è un’ottima qualità, possono avere doti creative e di pensiero divergente (ossia la capacità di generare soluzioni alternative a un certo problema), che possono tornare utili nella gestione della terapia: trovare nuove strade, dare nuovi significati, cercare nuove letture.
E’ vero che gli psicologi non hanno problemi?
Direi proprio di no. Hanno esattamente gli stessi problemi che possono avere tutte le persone. Aver frequentato la facoltà di psicologia non esonera dalle code in posta, dalle bollette da pagare a fine mese, dai litigi con il partner o i genitori etc. Capitano le malattie, i lutti, le perdite del lavoro, i momenti tristi, le paure, ma un buon lavoro su di sé aiuta a saper gestire le varie situazioni, o almeno ad avere gli strumenti per provare a poterlo fare.
Come fa lo psicologo a stare per tante ore nel dolore dei suoi pazienti?
Un po’ è una predisposizione data anche da esperienze personali/famigliari, un po’ sono la formazione e la pratica che aiutano a starci senza venirne sopraffatti. Inoltre lo psicologo ha il grande aiuto della supervisione (uno spazio dedicato al benessere dell’operatore, che si reca presso un professionista, il supervisore, che lo aiuta nella gestione dei casi che sta seguendo).
Dallo psicologo ci vanno i pazzi?
No, dallo psicologo può davvero andarci chiunque. Si va dallo psicologo per raggiungere un livello di maggiore benessere, per superare momenti di stress/ansia/depressione etc. Si chiede aiuto a un professionista per affrontare particolari situazioni o momenti (lutti, malattie, trasferimenti, cambiamenti lavorativi), per imparare a gestire i conflitti o problematiche varie, per avere uno spazio dedicato a sé stessi con l’obiettivo di stare meglio. Ovviamente poi vanno anche dallo psicologo le persone che hanno una patologia mentale conclamata, ma statisticamente sono molti di più quelli che non hanno nessun tipo di diagnosi.