Spesso l’immagine dello psicologo è associata all’idea dello strizzacervelli, del medico dei pazzi, di quello che ti può leggere nella mente, ma che in fin dei conti ti dice le stesse cose che un amico ti direbbe gratis, ma facendosi pagare. Aleggiano scetticissimi, dubbi, immagini fuorvianti che non fanno del bene alla nostra professione. Pertanto quest’articolo vuole fare un po’ di chiarezza, rispondendo alle classiche sei domande “Chi? Cosa? Come? Dove? Quando? Perché?”.
CHI?
Innanzitutto partiamo da chi è questo fantomatico psicologo e quale percorso ha fatto per poterlo essere. Lo psicologo ha frequentato la facoltà di psicologia conseguendo prima la laurea triennale e poi la laurea magistrale/specialistica; ha quindi studiato per cinque anni e le materie principali, oltre alla psicologia possono essere state, a seconda del indirizzo scelto, filosofia, sociologia, pedagogia, neuroscienze, biologia, statistica etc. Parallelamente al percorso didattico ha frequentato ore di laboratorio/tirocinio. Conseguita la laurea magistrale, prima di potersi iscrivere all’esame di stato, ha fatto 1000 ore di tirocinio, distribuite in 12 mesi, presso cooperative, asl, comunità, o università. In seguito ha sostenuto e superato l’esame di stato che gli ha consentito di iscriversi all’albo dell’ordine regionale di appartenenza. Questo è il percorso per diventare psicologo; in seguito potrà frequentare Master o Scuole di Specializzazione. Quindi, quando la vostra parrucchiera vi dice che “è anche un po’ psicologa”, pensate un po’ agli anni di formazione che ha fatto uno psicologo prima di diventare tale.
E lo psicoterapeuta? Lo psicoterapeuta è uno psicologo (o un medico), che dopo aver conseguito il titolo sceglie di proseguire con una specializzazione quadriennale.
E lo psichiatra? Lo psichiatra non va confuso con lo psicologo, in quanto lo psicologo ha frequentato la facoltà di psicologia, mentre invece lo psichiatra ha frequentato la facoltà di medicina. Attenzione! Solo lo psichiatra può prescrivere farmaci.
Si ricorda che l’attività dello psicologo è regolamentata dalla legge n°56 del 18 febbraio 1989 e che tutti gli psicologi sono tenuti a rispettare il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, entrato in vigore il 16/2/1998.
COSA?
Lo psicologo, a seconda dei vari contesti in cui lavora, si occupa di attività specifiche. In generale comunque cerca di promuovere il benessere bio-psico-sociale.
Lo psicologo clinico, o lo psicoterapeuta, lavora con pazienti che possono essere individui (adulti, adolescenti, bambini), coppie, famiglie.
COME?
Lo psicologo non ha poteri speciali, né utilizza la palla di cristallo. Lo strumento principale che utilizza è la relazione: attraverso gli anni di studio e l’esperienza ha maturato competenze quali l’empatia, l’ascolto, il non giudizio, la presenza mentale, e avvalendosi del colloquio clinico co-costruisce insieme al paziente il percorso di guarigione e di raggiungimento degli obiettivi che sono stati prefissati.
Può inoltre ricorrere a tecniche specifiche (tecniche di rilassamento, visualizzazioni, utilizzo di metafore, costellazioni familiari, collage, sculture, per elencarne alcuni) o utilizzare test, soprattutto se l’obiettivo è giungere a una diagnosi.
DOVE?
Il contesto classico in cui opera lo psicologo è lo studio (privato oppure ambulatoriale), fornito di scrivania, sedie, poltrone/divani. Nei film siamo soliti vedere il paziente sdraiato sul lettino, ma al giorno d’oggi pochi lo utilizzano, e solo se hanno una formazione di tipo psicoanalitico, tale per cui si incoraggia la regressione attraverso l’essere sdraiati. In talune occasioni lo psicologo può recarsi al domicilio del paziente, solitamente qualora sia allettato o impossibilitato a muoversi.
Troviamo poi psicologi nelle scuole, nelle aziende, negli enti di formazione, nei reparti ospedalieri, nei contesti sportivi etc.
QUANDO?
Quando si intraprende un percorso psicologico/psicoterapeutico, si concorda col professionista relativamente alla frequenza. Si possono prevedere incontri settimanali, ogni due settimane, oppure mensili. La scelta avviene sulla base della disponibilità del paziente e della criticità della situazione. Taluni approcci possono prevedere più incontri la settimana.
Anche la durata del percorso non si può stabilire a priori, alcuni possono durare anni, altri alcune sedute soltanto; in certi casi ci sono dei ritorni e dei nuovi percorsi che iniziano dopo che è passato del tempo dal primo incontro. Non ci sono standard e ricette preconfezionate, tutto è concordato e costruito nella relazione tra paziente e professionista.
PERCHE’?
Sono svariati i motivi che possono condurre a contattare uno psicologo:
– Ansia, depressione, attacchi di panico;
– Fobie;
– Problematiche legate all’alimentazione o al sonno;
– Problemi relazionali (famigliari o di coppia);
– Stress;
– Gestione di situazioni difficili (lutti, malattie, invalidità, licenziamenti/perdita del lavoro etc);
– Affrontare fasi del ciclo di vita (nascita di un figlio, uscita del figlio dal nido domestico, pensionamento etc);
– Sensazione di malessere.