Cinema e psicologia

After life

Una serie TV iniziata tanto tempo fa, poi abbandonata, ripresa e divorata in pochi giorni. Questa semplice situazione, comune a molti di noi e con la complicità delle piattaforme per lo streaming, mi fa pensare a quanto il TEMPO sia parte di ogni nostro processo, decisionale e di cambiamento…. e cosa più dell’elaborazione di un lutto richiede tempo? A Tony servono 3 stagioni e 18 puntate per piano piano trasformare la rabbia e il dolore per la morte della moglie in emozioni più distese e nell’accettazione di quanto è accaduto.

In questo processo Tony non è solo, al suo fianco c’è il fedele cane Brandy che lo accompagna, col suo muso appoggiato a una gamba quando rivede i video della moglie e con le corse al parco. Intorno al protagonista gravitano anche tanti altri personaggi, più o meno grotteschi, più o meno sofferenti per le loro vite, che però sanno stare al fianco di Tony, ciascuno nel proprio speciale modo! Sappiamo quanto il supporto sociale percepito sia fondamentale nell’elaborare un lutto e qui i vari personaggi ci sono per Tony, chi condividendo la propria esperienza, chi bevendo insieme a lui, chi lavandogli i piatti, chi portandolo a una lezione di Yoga…

John Bowlby, psicologo, psicoanalista e creatore della “teoria dell’attaccamento”, ha concettualizzato le fasi di elaborazione del lutto, proprio a partire da uno studio su adulti che avevano subito la morte del coniuge. Ha individuato quattro fasi che non sono compartimenti stagni, ma sfumate nel passaggio da una all’altra e nelle quali l’individuo, nel suo particolare percorso, può muoversi avanti e indietro fino a raggiugere l’integrazione e l’accettazione.

La prima fase (“fase di stordimento“) è caratterizzata da incredulità e confusione. La persona può continuare la sua vita di tutti i giorni, ma con momenti di esplosione emotiva intensa.

Segue la “fase di ricerca e struggimento per la persona perduta” nella quale ci si rende conto della realtà della perdita e sopraggiunge l’angoscia. In questa fase possono comparire pensieri di suicidio come mezzo per placare il desiderio di ricerca e raggiungere la persona amata. Questa è la fase della rabbia intensa.

I passaggi successivi sono la “fase di disorganizzazione e disperazione” dove prevale la tristezza sulla rabbia e infine la “fase di riorganizzazione“.

E Tony in quale fase è? Non lo vediamo subito dopo la notizia della morte di Lisa, ma a distanza di un po’ di tempo e nel pieno della seconda fase di elaborazione. La sua rabbia è l’emozione predominante, rabbia verso il mondo e verso sé stesso. Non si risparmia in comportamenti autolesivi (bere oltre misura, utilizzare droghe, pensare quotidianamente al suicidio, non curarsi di sé e della casa) e nel manifestare la sua rabbia nelle relazioni con gli altri. Ma questo purgatorio lo porterà poi a mettere le basi per la sua riorganizzazione. Bowlby infatti scrive: “Perché il lutto abbia un decorso favorevole, sembra indispensabile che la persona che lo sperimenta sopporti il tormento emotivo che esso comporta. Solo se riesce a tollerare la sofferenza acuta, la ricerca più o meno conscia, l’analisi apparentemente senza fine del come e del perché della perdita, la rabbia contro chiunque possa sembrarne responsabile (rabbia che, come abbiamo visto, non risparmia neppure il defunto), chi ha subito la perdita può arrivare poco a poco ad ammettere e ad accettare che tale perdita è davvero definitiva, e che la sua vita deve subire una ristrutturazione”.

La riorganizzazione e il nuovo copione della vita di Tony passa attraverso il bene che può fare agli altri, solo in questo modo rende omaggio alla vita di Lisa e a ciò che lei è stata per lui. Nel finale Tony, Lisa e Brandy si incamminano in un prato, come è stato per un pezzo importante della loro vita, poi Lisa scopare, dopodiché svanisce Brandy e infine anche Tony stesso.

Ricky Gervais (attore e produttore della serie) spiega questo finale dicendo : “È solo che la vita continua, sai? Quando siamo tutti morti e sepolti, quel campo è ancora lì, la Fiera di Tambury è ancora in corso, quell’albero è ancora lì, e in pratica si dice che moriamo tutti, ma non oggi. Questo è ciò che dice il finale. ‘Moriamo tutti, ma non oggi’. Goditi finché puoi la vita. Ogni volta che nasci e ogni volta che muori, è tutto finito. Quindi sfrutta al meglio almeno quel pezzetto, quel pezzettino.”

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