“Ma non c’è niente
Che sia per sempre
Perciò se è da un po’
Che stai così male
Il tuo diploma in fallimento
È una laurea per reagire”
Questa mattina Spotify mi ha proposto “Non è per sempre” degli Afterhours e uso il testo di questa canzone come traccia per una riflessione su quanto il cambiamento sia parte integrante della nostra esistenza e su quanto la sofferenza non sia tale “per sempre”. E’ pertanto necessario trasformare quelle che possono essere situazioni negative (“diploma in fallimento”) in splendide opportunità di rinascita (“laurea per reagire”). Ovviamente non sempre è possibile fare questo passaggio da soli, e la relazione terapeutica è proprio il contesto naturale per l’evoluzione e per la trasformazione.
“Dici che I tuoi fiori
Si sono rovinati
Non hai abilità
Questa nazione è brutta
Ti fa sentire asciutta
Senza volontà
E gioca a fare Dio
Manipolando il tuo DNA
Così se vuoi cambiare
Invece resti uguale
Per l’eternità”
Chi vive una situazione di sofferenza psicologica tende a vedere tutto nero, a sottovalutare le proprie competenze e capacità, a sentirsi in balìa di qualcosa di esterno e forte che manipola. Sotto tutta la disperazione un barlume di spinta a cambiare c’è, ma spesso questo barlume da solo non è sufficiente e si può rischiare di rimanere imbrigliati nelle trame del malessere, dove ogni giorno è uguale a sé stesso.
“Puoi finger bene
Ma so che hai fame”
Spesso al “Come stai?” anche chi soffre risponde “Tutto bene!” ma questa comunicazione verbale non è in sintonia con il non verbale di accompagnamento. Nonostante il fingere che tutto vada bene, il vero messaggio sottostante così come la fame in quanto pulsione e in quanto desiderio di qualcosa di buono che possa nutrire e fare stare bene, traspare. Nel non verbale (gesti, sguardi, postura etc) passa la relazione e le informazioni da esso veicolate sono quelle fondamentali che nessuna finzione può mascherare.
“Tutto è efficacia
E razionalità
Niente può stupire
E non è certo il tempo
Quello che ti invecchia
E ti fa morire”
I giorni tendono a passare uno dopo l’altro noiosamente: il tempo va valorizzato in un modo diverso perché il tempo è proprio la grande opportunità che abbiamo per porre fine alla sofferenza. Non è il tempo da solo a farci invecchiare ma il tempo vissuto male, non sfruttato appieno.
“Ma tu rifiuti di ascoltare
Ogni segnale che ti può cambiare
Perché ti fa paura
Quello che succederà
Se poi ti senti uguale”
Il nostro corpo è una macchina perfetta, in grado di segnalarci quando c’è qualcosa che non va, chiede di essere ascoltato e a questo punto siamo noi a dover scegliere se ascoltarlo o meno. Talvolta c’è la paura di intraprendere un percorso di cambiamento perché si teme di non farcela, si ha paura di partire per un viaggio che rischia di riportarci di nuovo alla situazione di partenza. Si perde però di vista il fatto che in realtà già la decisione di intraprendere il viaggio, e metaforicamente quindi il percorso terapeutico, è già di per sé una svolta rispetto all’andamento del passato e passo dopo passo si sarà un pò diversi. Intraprendere il cammino della terapia o qualsiasi viaggio che ci conduca a stare meglio è un’opportunità che non possiamo negarci a priori.
“Ma non c’è niente
Che sia per sempre
Perciò se è da un po’
Che stai così male
Il tuo diploma in fallimento
È una laurea per reagire”